Atari VCS, per gli amici 2600
Ciao a tutti a tutti carissimi lettori di CommodoreBlog, quest’oggi voglio recensirvi Atari VCS, tra le prime console a utilizzare le cartucce come metodo di distribuzione dei giochi.
Atari VCS, Storia di una leggenda videoludica
L’Atari vcs, o 2600, fu venduta a partire dall’11 settembre 1977. Come detto è stata tra le prime console ad utilizzare le cartucce come supporto di memorizzazione dei giochi. Essa è anche ricordata come la prima console di successo: ne sono stati infatti venduti circa 30 milioni di esemplari. È stata anche una delle più longeve macchine videoludiche, dato che fuori dagli Stati Uniti è stata venduta fino al 1991. Il progetto di questo rivoluzionario hardware era frutto della mente di Nolan Bushnell, che mirava alle console da gioco domestiche che stavano nascendo in quel periodo. Lo sviluppo del nuovo hardware iniziò nel lontano 1975: inizialmente con il nome in codice CX2600, anche se fu noto come Stella.
Le caratteristiche tecniche di Atari VCS
Dal punto di vista fisico, sul lato superiore la macchina presentava sei levette denominate “power“, “tv type“, “left difficulty“, “right difficulty“, “game select” e “game reset“. Queste servivano rispettivamente per accendere la console, selezionare il tipo di segnale video (colori o a bianco e nero), settare la difficoltà del player di entrambi i lati, scegliere il tipo di gioco qualora la cartuccia sia dotata di più modalità di utilizzo e per resettare il gioco stesso. I giochi sono eseguiti dalla CPU MOS 6507 a 1,19 MHz, versione derivata dal MOS 6502, con un numero ridotto di piedini. La riduzione di questi ultimi era stata effettuata eliminando alcune linee dati. per questo il 6507 era solo in grado di accedere a 8 kB di memoria contro i 64 kB che gestiva il 6502.
La tecnica di Atari VCS non era male
Al MOS 6507 è affiancato un MOS 6532 che gestisce l’Input/Output, come la lettura dei selettori e i joystick. Oltretutto fornisce 128 byte di RAM per la CPU, che utilizza per memorizzare dati di gioco. Ad esempio il punteggio e la posizione degli sprite. La grafica veniva gestita da un circuito integrato denominato Television Interface Adaptor (TIA). Esso permette di gestire solo alcuni specifici sprite. Questi sono 1 “ball“, 2 “player“, 2 “missile” e un oggetto statico detto “playfield“. Il chip grafico ha una tavola di 128 colori in NTSC e 108 in PAL e a 8 se si utilizza un segnale di tipo SECAM. Il chip non dispone di frame buffer quindi il programmatore poteva variare l’aspetto ed i colori degli sprite durante la creazione della stessa immagine. Il TIA gestisce 2 canali audio e l’input dei joystick.
Le cartucce di Atari VCS 2600
Le prime cartucce contenevano soltanto 2 kB di memoria ROM, in cui erano contenuti il codice e i dati di gioco (grafica e sonoro). Era previsto di utilizzare al massimo cartucce da 4 kB che, all’epoca, sembrava un taglio abbastanza sufficiente per contenere quei giochi. Per aggirare il limite del MOS 6507, che non poteva gestire più di 8 kB di memoria in totale, fu adoperata la tecnica del bank switching. In pratica la memoria è divisa in più banchi e a seconda delle “esigenze” del gioco si accedeva a un determinato banco da attivare. Qualche gioco offriva addirittura RAM addizionale.
Il successo del 2600
A metà del 1976, Fairchild Semiconductor rilasciò la VES (Video Entertainment System), anch’essa fu una delle prime console ad adottare le cartucce come supporto di memorizzazione dei giochi. Bushnell non aveva le risorse per completare il progetto quindi decise di vendere l’azienda a Warner Communication. La console fu presentata, come già detto, al mercato l’11 settembre 1977 inizialmente con il nome di VCS (Video Computer System). Atari VCS fu messa in vendita a partire da 199 dollari, che a quell’epoca era considerata una somma decisamente elevata.
La confezione di Atari VCS 2600
la confezione conteneva, oltre alla console, anche due joystick, due paddle ed un gioco di nome Combat. Al lancio erano disponibili circa 8 titoli sul mercato. Inizialmente Atari VCS non vendette male, ma non riscosse un grande successo perché il mercato videoludico non era ancora florido. Nel 1978 ottenne delle buone vendite grazie anche al rilascio di nuovi giochi.
Atari VCS inizia a fare numeri
Nel 1979 si cominciarono a registrare “sostanziosi” numeri, grazie anche al rilascio delle conversioni di noti giochi arcade, tra cui Space Invaders, che spinse le vendite della console dandole soddisfacente successo commerciale. Tra la fine degli anni ‘60 e agli albori degli anni ‘80 l’Atari 2600 dominò il mercato videoludico permettendo all’omonima azienda di ottenere un fatturato di circa 5 miliardi di dollari.
Cosa ne penso
Sarò contraddittorio ma, purtroppo per la mia giovane età, non ho avuto modo di provare “dal vivo” questa bellezza dell’industria anni ’70. Perciò mi sono accontentato di utilizzare dei comodi emulatori. Mi sento comunque in dovere di spendere due parole in merito. Atari VCS 2600 è stata, ed è ancora oggi una perla dell’industria videoludica. Se siete dei collezionisti allora vi invito a rovistare in giro per i mercatini dell’usato, in quanto vale assolutamente la pena provare la macchina che ha segnato l’età d’oro del mondo videoludico.
Avrei da scrivere lunghissimi poemi al riguardo, ma voglio soffermarmi sull’essenziale! Detto questo vi saluto calorosamente… E qualche consiglio per voi.