World Cup Italia ’90: CHE TEMPI!

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World Cup Italia ’90 e le “notti magiche” di SEGA

Mi ritrovo, a poche ore dalla finale di Coppa del Mondo, a parlarvi di calcio, ad un videogioco (un altro!?) legato alla mia bella pre-adolescenza.

Erano gli inizi degli anni ’90: in casa dominava il Commodore 64, dominava Microprose Soccer con i suoi colpi ad effetto e quella visuale a “volo di uccello” che ti facevano dimenticare cose come le limitazioni del biscottone, ma soprattutto il fatto che il tuo vicino di casa avesse un Megadrive.

Il Megadrive: così veloce e pieno di colori con la sua grafica 16- bit. Pensavo ai Mondiali, quelli in casa nostra nel ’90, al calcio che avrebbe prodotto SEGA.

World Cup Italia '90

Pomeriggi Mondiali

Ebbene, ci fu stupore, meraviglia nel vederlo all’opera la prima volta, poi l’amara verità. Tecnicamente fatto coi piedi, SEGA proponeva un calcio dal gameplay semplice e che allietava i nostri “pomeriggi Mondiali” attraverso triangolazioni meticolose che ci avrebbero portato facilmente al goal.

Per non parlare del sonoro, con musiche d’accompagnamento carine , ma che poi dopo la terza partita invogliavano ad annullare il sonoro della TV (non c’era verso, non esistevano opzioni) e quel “GOAL!” strozzato che, nonostante tutto, ci faceva sognare.

Nuovi pomeriggi, vecchio Mondiale

Adesso mi ritrovo qui, davanti ad un Megadrive II, un cavo RF (perchè amo le cose “crude” e a quell’epoca non eravamo “espertoni” di elettrotecnica) ed una flash cart che mi permette rapidamente di tornare indietro nel tempo.L’accendo ed inizio a canticchiare uno dei tre motivetti di World Cup Italia ’90, inevitabile caricarne il gioco, inevitabile non rigiocarci.

Come sapete, in questi giorni ho lottato parecchio nel provare a giocare (vincere non se ne parla proprio,credetemi) Virtua Striker 2 su Dreamcast.

Ammetto che rigiocare World Cup Italia ’90 mi ha creato imbarazzo e timore, perchè un pò riconosco, nel tempo, che i giochi del passato, anche se brutti, erano (e sono) difficili ed un pò perchè non volevo fare figuracce verso il ragazzino che è in me (questa è freudiana, occhio).

Ma una volta superata la prima partita tra imprecazioni e sul domandarsi “come si faceva goal?” fila liscio, con punteggi a dir poco tennistici, sperimentando nuovi modi per far goal ed andando in estasi nell’ascoltare il rauco e strozzato “Goal!“.

Mi vien da dire ora, semplicemente: “CHE TEMPI!”

 

Continuateci a seguire senza indugi leggendo anche:

THE C64 IL RITORNO

MICROPROSE SOCCER

IO E SWOS

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