Dire NO ai Galindo, non esistono!!!

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Amici di commodoreblog.com, scrivo queste poche righe a nome della nostra redazione e le scrivo per ricordarci che i Jonathan Galindo devono morire.
Ricordaci ho scritto. Esattamente, ricordarci noi tutti che volere è potere e se lo vogliamo Jonathan Galindo può morire. Capiamoci, non parlo in senso fisico.. anche perché non può morire qualcosa che non esiste.

Jonathan Galindo non esiste

Umberto Eco, non uno qualunque, scrisse che “Le storie esistono quando c’è abbastanza gente che crede che esistano” e questo, purtroppo, con l’avvento dei social è facile che possa accadere. Per colpa di queste leggende metropolitane un bambino di undici anni di Napoli si è tolto la vita gettandosi dal balcone. Mette i brividi tutto ciò. Qui su commodoreblog.com si tratta di tecnologia e retrogaming perciò l’età media di voi lettori e noi scrittore è spesso over 40. Molti di noi hanno figli, bambini che sono nati circondati da connessioni, internet e mondi digitali. Bambini che spesso a meno di 10 anni sono già drogati da smartphone e social media in generale. Bambini che nell’età in cui dovrebbero divenire essere sociali si trasformano in persone asociali, assorbite da una realtà che non esiste. Una realtà popolata da tanti, tantissimi Jonathan Galindo.

Aiutiamo a sconfiggere i Jonathan Galindo

Jonathan Galindo: il fenomeno social che indurrebbe i giovanissimi frequentatori di Internet ad atti di autolesionismo. Esso si presenta come un uomo mascherato con un cappuccio che ha l’aspetto di Pippo della Disney e chiede l’amicizia su vari canali social scegliendo spesso minori. La prima domanda a cui dobbiamo rispondere è: sappiamo realmente cosa fanno i nostri figli? Perchè fare un figlio vuol dire essere il suo primo scudo, il suo body guard finchè non avrà la forza e la malizia di saperlo fare da solo. Per farlo un bambino deve crescere e farsi le sue esperienze, che devono essere diverse dall’accettare stupidissime sfide social.

Il like non migliora la vita di nessuno

Il like non migliora la vita di nessuno perchè la vita è per strada e bisogna avere li, nel mondo reale, il coraggio di guardarla negli occhi. Non è accettando le sfide di Galindo che si diventa grandi. E noi genitori dobbiamo essere li, per accompagnarli in questo processo di crescita. Ragazzi, quel cane bizzarro non è altro che una maschera cinematografica realizzata da Samuel Catnipnik nel 2010. Non è nessuno, non esiste Jonathan Galindo. Dietro quel nome si possono nascondere migliaia di persone malate di mente, persone che sono così piccole e inutili che godono nel vedere i minori morire grazie a sfide inutili.

Galindo è il disagio, lasciamolo morire

Galindo se volesse dimostrare al mondo di avere le palle si butterebbe lui dal balcone e vi farebbe vedere che morire così non serve a niente. Jonathan Galindo da “meme” del web diventa una leggenda urbana: un individuo disturbato con una maschera. Ma le leggende urbane non sono vere leggende, sono solamente inesistenti, come inesistente è questa figura. E’ inesistente perché non vale niente, per voi ragazzi deve essere meno dello zero. Sarete dei leoni non accettando le sue sfide e dimostrando a tutti che a voi, di questa falsa figura mascherata, non vi interessa niente.

Vincete, come il club dei perdenti

Quelli che vincono veramente sono come quelli del “Club dei perdenti”, ricordatelo. Come i ragazzini sfigati che Stephen King dipinge magistralmente in “IT”, i perdenti che annientano ciò che si cela dietro Pennywise, dietro la maschera di un clown.
E noi genitori, ergiamoci a ruolo di paladini, di eroi. Diveniamo noi gli eroi dei nostri piccoli. Rinunciamo ad un po del nostro tempo per assicurarci che facciano i passi giusti nella loro vita, per mostrare loro che di strade ce ne sono molte da percorrere. L’importante è imparare a saper dire di no alle sfide inutili, esattamente come imparò a fare Martin Mc Fly in ritorno al futuro. Essere chiamati “Fifoni”, davanti a certe cose, è da andarne fieri!
Mic the Biker vi saluta e vi da appuntamento al prossimo articolo.

Michele Novarina

Mic, tre lettere come negli highscore di una volta. Appassionato di videogames dagli albori degli anni 80.

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