Olivetti, l’Italia nel mondo
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Olivetti, il significato per un Torinese
Olivetti e missione Apollo 11

Questo agile e avveneristico computer è stato anche utilizzato dalla NASA in occasione della missione Apollo 11. Ne acquistarono una decina e questo la dice lunga sulla bontà del prodotto.
Avvicendamenti ed evoluzione del mercato
Nel 1967, Roberto divenne Amministratore Delegato di Olivetti, mentre Perotto, divenuto, sempre nel 1967, direttore della Ricerca e Sviluppo, continuò ancora per un decennio a lavorare sui calcolatori portatili sull’onda del successo della sua P101. Il mercato aveva subito un’accellerazione incredibile e presto si dovette far fronte alla necessità di creare un sistema operativo per la gestione di computer sempre più potenti.
Olivetti crea Cosmos
Per questo tra il 1973 e il 1975 venne sviluppato il sistema operativo Cosmos. Scritto in Assembly e in PL/1, Cosmos anticipava di molto quelli che sarebbero stati i trend del decennio successivo, tramite l’uso di un modello server-client.
Fu installato su macchine TC 800, un terminale molto flessibile visto che era modulare, per cui era possibile per ogni azienda personalizzarlo e personalizzare la relativa rete a seconda delle necessità.
P6040 e P6060
Nell’aprile del 1975, alla fiera di Hannover, vennero presentati due nuovi personal computer Olivetti, il P6040 e il P6060, sempre ideati da Perotto. Il P6040 era basato su processore 8080 e a differenza del P6060 era veramente molto più piccolo e prestante. Aveva un floppy da 2,5 pollici e un display a led, due cose praticamente mai viste prima su un computer. Purtroppo i nuovi azionisti relegarono Olivetti e il suo staff a posizioni sempre più marginali in ambito decisionale.
Il nuovo marketing è inadeguato
I risultati di questa scelta iniziano a far intravedere una scarsa visione del mercato. Il marketing difatti non ne intuì le potenzialità di questi due nuovi prodotti perciò non furono supportati a dovere ed ebbero scarso successo, a parte l’ambito europeo nel caso della P6060. Qualche asso nella manica l’azienda riuscì ancora ad averlo.
ET 101 e il flagello De Benedetti
Nel 1978 la Olivetti introdusse sul mercato la ET 101, la prima macchina per scrivere elettronica al mondo. Il suo successo fu istantaneo. Nello stesso anno avviene un nuovo cambio alle redini dell’azienda: Carlo De Benedetti assunse la guida di Olivetti diventandone il nuovo azionista di riferimento. In quegli anni, nonostante il nome godesse di fama mondiale, le finanze erano traballanti e l’indebitamento risultò esageratamente alto.
Nuovi prodotti e gli Stati Uniti
Il nuovo manager riuscì a porre le basi per un nuovo periodo fulgido, ma era tutta un’illusione. Riuscì ad ampliare la produzione di personal computer e ad aggiungere ulteriori prodotti che il mercato richiedeva. Ecco perciò arrivare anche stampanti, telefax, fotocopiatrici e registratori di cassa. Nel frattempo proprio a Cupertino venne fondato l’Olivetti Advanced Technology Center (ATC) a due isolati dalla sede della Apple.
La scellerata gestione negli States
Qui verranno progettati i chip LSI, il primo personal computer europeo Olivetti M20. Ma quello che pareva un matrimonio redditizio si rivelò l’inizio della fine per Olivetti. Gia dalla fine degli anni 60 nonostante i prodotti unici al mondo non mancassero l’azienda accumulava pesanti perdite. Le alleanze e i nuovi soci parevano stabilizzare la situazione ma era sono una parvenza.
Chi sta ai vertici taglia i meritevoli
Il problema è stato l’esasperante processo di politicizzazione. Politicizzare vuol dire scambio di favori, a un cento punto alla fine degli anni 60 la valutazione obiettiva dei risultati è stata sostituita con la capacità di fare favori o ricambiarli. Olivetti aveva una compagine professionale di livello mai visto prima. a partire dalla cultura e nel dire cultura si intende il sapere in ogni sua espressione.
La distruzione di un patrimonio
Lì dentro era come stare in un mondo parallelo. Cerano persone motivate, rapporti umani che era raro trovare altrove. Ma tutto questo a un certo punto sparisce e il responsabile della fine Carlo De Benedetti che si siede in Olivetti per un colpo fortunato e lo sfrutta a suo beneficio personale. Lui non era un uomo di prodotto ma di numeri: sulla finanza era inarrivabile. Proprio lui spianò la strada alla conquista americana nel settore dei computer e non solo. Quando nasce Microsoft, il computer era già stato inventato ed era partita anche la Commodore.
Errori imperdonabili
Arriva poi IBM col suo pc: tecnologicamente affidabile e distribuito in tutto il mondo. De Benedetti prende così una decisione. Piuttosto che prendere le sue risorse e competenze che in azienda non gli mancavano e di lavorare in questa direzione decide di non sviluppare il software per M20. Decide di affidare lo sviluppo del sistema operativo ad una azienda esterna, che diventerà poi la Microsoft col giovane Bill Gates. Olivetti in quel periodo aveva sviluppato M20, un computer tecnicamente impeccabile.
Un sistema chiuso e zero visione
L’errore fu il sistema operativo. Imposero infatti una decisone ferrea: il sistema operativo sarebbe stato chiuso. Fu il punto di non ritorno per Olivetti. Mentre l’azienda stava negoziando acquisizioni e fusioni, si dimise il capo e tutto il management della Olivetti americana. Mandarono così il signor Franco Tatò a coprire provvisoriamente quella carica in attesa di un nuovo raccomandato da inserire. Ma Tatò era uno degli ultimi uomini prodotto ancora al lavoro e prese una decisione che non fu capita.
Tató e Fubini cercano di sollevare Olivetti
Per 50.000 dollari comprò un simulatore con un bagaglio di programmi infinito, lo caricò sopra un M20 che andava certamente molto lento ma aveva finalmente dei programmi. Un Olivetti M20 simulato Commodore. In quel periodo divenne Direttore generale l’ingegnere Simone Fubini, anche lui torinese, progettista del mainframe Olivetti, bravissimo. Fubini inizia a lavorar e capisce subito i problemi interni. Con un piccolo gruppo di progettisti aveva intanto sviluppato un computer compatibile IBM, una copia del pc IBM: lo chiamarono M24.
M24, l’occasione persa di essere Olivetti e non IBM
Lo annunciarono sul mercato come compatibile IBM usando quindi il sistema operativo Microsoft e con un boom spettacolare ne vendettero in un anno più di 750 mila. Ebbe un enorme successo in seguito alla partnership con AT&T. M24 adottava il potente Intel 8086, con la velocità di clock di 8 o 10 MHz, un bus dati a 16 bit e la possibilità di incrementarne le prestazioni diminuendo la velocità di refresh della memoria via software. Prodotto a partire dal 1983, in una delle configurazioni tipiche costava circa sei milioni di lire alla data del gennaio 1986.
Ms-Dos e Gw Basic
Era possibile la scelta della configurazione hardware e software, da 128 KB a 640 KB di RAM, da un floppy disk drive a due unità o l’hard disk. Si poteva scegliere anche tra l’ottimo monitor Hantarex a fosfori verdi ai modelli a colori. Vi erano più possibilità per quel che concerne i sistemi operativi. Tra questi vi era l’MS-DOS 2.11 di Microsoft, con a corredo il GW-BASIC con relativi e meticolosi manuali.
Fu il primo certificato UNIX
M24 poteva utilizzare il potente e universale UCSD p-System, un sistema operativo californiano multipiattaforma e semi-compilato (come Java), che era simile allo Unix. In seguito M24 fu il primo personal computer della storia a utilizzare il sistema operativo UNIX certificato, nello specifico la versione Xenix di origine AT&T. Per i tempi era un’ottima macchina, superata in prestazioni solo dalla Apple con il Macintosh e dalla Commodore con l’Amiga 1000.
Un successo come pietra tombale
Semba un paradosso ma il successo di questa macchina decretò la fine di Olivetti come ci piace ricordarla. Una somma di madornali errori manageriali che hanno di fatto regalato il bagaglio culturale di una generazione in mano agli americani. Il caso Olivetti andrebbe studiato oggi non solo per ricordare il fondatore ma per capire come il decadimento di un management abbia giocato un ruolo decisivo nell’affossare una realtà che avrebbe potuto rendere l’Italia la vera Silicon Valley.
Il presente portato al fallimento
Olivetti negli anni a seguire strinse alleanze sempre più varie per spostarsi verso altre attività imprenditoriali che alla fine non poterono che portare ad un risultato: il fallimento. Pezzo dopo pezzo, lettera dopo lettera il nome di questo sogno italiano è caduto. Resta intatto il sogno e tutto quello che una generazione passata ha fatto. Il sogno tramutato in realtà. Prodotti “primi al mondo” che purtroppo solo la storia potrà ricordare.