Apollo 11, 50 anni dopo

Loading

Apollo e lo sputnik, Usa vs URSS.

Sono passati già 50 anni da quando Apollo 11 toccò il suolo lunare. Ciao amici di commodoreblog.com, oggi partiamo per un lungo viaggio verso la più grande (ad oggi) ed importante missione spaziale compiuta dal genere umano. “Questo è un piccolo passo per un uomo, ma un grande passo per l’umanità”, sono parole entrate di prepotenza nella storia. Una storia iniziata anni prima, quando la Russia nel 1957 lanciò in orbita lo Sputnik 1, portando ad un livello superiore il concetto di guerra fredda. Quella mossa servì a dimostrare che l’unione sovietica possedeva la capacità di colpire con armi nucleari su distanze intercontinentali, ma anche di poter sfidare gli americani sul campo  militare, economico e tecnologica . Questo fece scaturire la crisi dello Sputnik e innescò quella che verrà conosciuta come corsa allo spazio.

Nasce il programma Apollo

Ma più gli statunitensi correvano per dimostrare di non essere indietro più i russi si dimostravano avanti, tanto da portare nel 1961 il primo uomo in orbita intorno alla terra. Nacque quindi il Programma Apollo, nato appunto con l’intento di pensare più in grande e portare l’uomo sulla luna. Questa corsa non fu priva di ostacoli ed ebbe anche delle perdite umane, come nel 1967, quando il modulo Apollo 1 prese fuoco: nell’incendio morirono tutte e tre le persone dell’equipaggio.

Dalla cortina di ferro

Sul lato sovietico la corsa allo sbarco sulla luna rallentò a causa di numerosi problemi al loro vettore N1. Questo testa a testa andò avanti fino all’ultimo istante, quando la missione   Luna 15   fallì totalmente nel tentativo di riportare materiale lunare sulla terra prima degli americani.

Verso la missione Apollo 11

All’equipaggio delle missioni Apollo era lasciata la possibilità di rinominare le navicelle in uso: il modulo di comando si chiamò Columbia, da Columbiad, il gigantesco cannone che, nel romanzo di Jules Verne Dalla Terra alla Luna (1865), sparava la navicella verso la Lunas. Oltretutto c’è il riferimento a Columbia, un nome storico degli Stati Uniti. Il nome del LEM invece fu Eagle, l’uccello simbolo degli Stati Uniti, rappresentato anche sull’emblema della missione.

Difficoltà iniziali

La commissione della NASA incaricata della scelta del sito di allunaggio (Apollo Site Selection Board) annunciò, l’8 febbraio 1968, di averne individuati cinque di potenziali. Non fu affatto facile questa ricerca: neppure i più potenti telescopi terrestri erano in grado di visualizzare le caratteristiche della superficie della Luna con la risoluzione richiesta dalle specifiche del programma Apollo. Le aree che apparivano chiare e idonee all’allunaggio sulle fotografie scattate dalla Terra, erano poi spesso ritenute totalmente inaccettabili.

Scegliere il sito di atterraggio non fu semplice

La selezione del sito finale si basava su sette criteri: doveva essere pianeggiante, con relativamente pochi crateri. Poi avere percorsi di avvicinamento liberi da grandi colline, alte falesie o profondi crateri che avrebbero potuto confondere il radar di atterraggio e indurlo a emettere letture errate. Essere raggiungibile con una quantità minima di propellente. Doveva tenere conto dei ritardi nel conto alla rovescia del lancio del Saturn V.

Importante pensare alla traiettoria di ritorno per Apollo 11

Fu molto importante fornire alla navicella Apollo una traiettoria di ritorno libera, che consentisse di girare attorno alla Luna e ritornare in sicurezza sulla Terra senza richiedere alcuna accensione del motore. Questo nel caso in cui fosse sorto un problema durante il viaggio verso la Luna. Importante avere una buona visibilità durante l’atterraggio: posizione del Sole tra i 7 e i 20 gradi dietro il modulo e con una pendenza inferiore a 2 gradi nell’area di atterraggio. Il requisito dell’angolo del sole era particolarmente restrittivo, limitando la data di lancio a un giorno al mese. Nel maggio 1969, Apollo 10 volò a meno di 15 km dal posto scelto. Kappa Roger, accettabile per il successivo allunaggio.

Missione Apollo 11

Il lancio dell’Apollo 11 avvenne tramite un razzo vettore Saturn V dalla piattaforma 39A del Kennedy Space Center, il 16 luglio 1969 alle 13:32. Tutti gli orari riferiti da qui a seguito sono “Coordinated Universal Time”, ovvero presi riferendosi al tempo medio di Greenwich. Circa un milione di spettatori hanno assistito al lancio dell’Apollo 11 affollando le autostrade e le spiagge vicine al sito. Trasmisero il lancio in diretta televisiva in 33 paesi, con una stima di 25 milioni di spettatori solo negli Stati Uniti.

Inizia l’era della conquista dello spazio

Milioni di persone in tutto il mondo ascoltarono le varie trasmissioni radiofoniche. Questi freddi dati vi possono far capire la portata di questo evento in quegli anni. Era la conquista dello spazio, l’uomo sulla Luna! Quel misterioso corpo celeste che era già li ai tempi dei dinosauri e che l’essere umano ha sempre guardato con un misto di curiosità, timore e rispetto. Il 19 luglio alle 17:21, Apollo 11 passò dietro la Luna e accese il motore in servizio per entrare in orbita. Alle 12:52 del 20 luglio, Aldrin e Armstrong entrarono nel modulo lunare “Eagle” e iniziarono gli ultimi preparativi per la discesa lunare.

Apollo: The Eagle has wings

Alle 17:44 Eagle si separò dal modulo di comando “Columbia”. Collins, da solo a bordo del Columbia, ispezionò Eagle mentre effettuava una giravolta, in modo da assicurarsi che la navetta fosse integra e che pronta all’atterraggio. Armstrong, quindi, esclamò: “The Eagle has wings!” (“L’Aquila ha le ali!”).

Primi problemi tecnici per la missione Apollo 11

Anche in questa fase delicata della missione ci fu qualche problema, dovuto ai calcoli non sempre precisi e spesso empirici dei macchinari dell’epoca. Eagle viaggiava troppo veloce. Armstrong e Aldrin notarono che stavano oltrepassando i punti di riferimento sulla superficie lunare: sarebbero atterrati alcune miglia più ad ovest rispetto al loro punto di allunaggio previsto.

Gli allarmi 1202 e 1201

A 1800 m sopra la superficie lunare, il computer di navigazione e di guida del modulo lunare catturò l’attenzione dell’equipaggio con una serie di allarmi con codice 1202 e 1201. Questi indicavano cioè che il computer di guida stava sprecando risorse e che la memoria rischiava l’overflow. La causa degli allarmi fu l’erronea attivazione del RR (Rendezvous Radar), formalmente inutile durante la discesa. Gli astronauti ignorarono il problema e la manovra di allunaggio potè proseguire.

Il sito di atterraggio non era idoneo

Ma subito dopo si trovarono a fronteggiare un nuovo problema, sempre dovuto alla pochezza dei mezzi tecnologici dell’epoca. Si  accorsero che il sito dell’allunaggio era molto più roccioso di quanto avessero indicato le fotografie. Armstrong prese il controllo semi-manuale del modulo lunare: trovò un appezzamento di terra libero e diresse il veicolo verso di esso. Mentre si avvicinava, a 76 metri sopra la superficie, scoprì che quel punto aveva un cratere. Quindi cercò un altro punto dove la terra era pianeggiante. A 30 metri dalla superficie, restavano loro solo 90 secondi di propellente. I motori del LEM sollevarono della polvere che cominciò a offuscare la visione. Da questa nuvola di polvere spuntavano delle rocce e Armstrong le prese come riferimento durante la discesa per determinare la velocità del veicolo.

Apollo: The Eagle has landed

Pochi istanti prima dell’atterraggio, una luce informò Aldrin che almeno una delle sonde aveva toccato la superficie e disse: “Contact light!” (“Luce di contatto!”). Armstrong avrebbe dovuto spegnere i motori, dal momento che gli ingegneri sospettavano che la pressione causata dallo scarico dei motori avrebbe causato un’esplosione, ma se ne dimenticò. Tre secondi più tardi, Eagle era allunato, accompagnato dalla storica frase «Houston, Tranquility Base here. The Eagle has landed.». Eagle si era posato sulla superficie lunare alle 20:17 di domenica 20 luglio, con solo circa 25 secondi di carburante ancora nei serbatoi!

Non ci fu riposo, la missione prosegue

Secondo il programma, Armstrong e Aldrin avrebbero dovuto riposare per alcune ore all’interno del modulo lunare: Invece gli astronauti non dormirono. Una volta che furono pronti per uscire, il modulo lunare Eagle venne depressurizzato. Il portello venne aperto alle 02:39. L’astronauta ebbe alcune iniziali difficoltà a uscire dello sportello a causa del suo  zaino agganciato alla tuta spaziale. Questo a causa di un madornale errore di progettazione del portello, che fu ridotto, senza tenere conto degli ingombri degli astronauti con equipaggiamento completo indossato!
Alle 02:51 Armstrong iniziò la sua discesa verso la superficie lunare attraverso la scaletta. Tuttavia ebbe una certa difficoltà dovuta al fatto che l’Unità di Controllo Remota posta sul casco gli impediva di vedersi i piedi.

Le prime immagini verso la terra

La telecamera installata su Apollo 11 utilizzava una ripresa televisiva a scansione lenta, incompatibile con la normale trasmissione televisiva. Quindi l’immagine doveva essere visualizzata su un monitor speciale dove veniva a sua volta ripresa da una telecamera convenzionale. Qualche minuto più tardi le immagini furono mandate anche nel normale circuito televisivo, grazie al radiotelescopio Parkes Observatory in Australia. Le prime immagini in bianco e nero di un uomo sulla Luna vennero viste in diretta da almeno 600 milioni di persone sparse in tutto il mondo.

Primo uomo sulla luna

Dopo una breve descrizione della superficie ( “a grana molto fine… quasi come polvere”) e aver pronunciato la sua storica frase, Armstrong fece il suo primo passo fuori dall’Eagle. Egli diventò il primo uomo a camminare su un altro corpo celeste. Armstrong commentò che muoversi nella gravità lunare, circa un sesto di quella terrestre, era molto facile. Più che nelle simulazioni effettuate prima del lancio. L’ideale per spostarsi era “saltare” e non camminare come sulla Terra.

La magnifica desolazione

Le fotografie vennero scattate con una fotocamera Hasselblad che poteva essere utilizzata sia a mano sia montata sulla tuta spaziale Apollo/Skylab A7L di Armstrong. Poco dopo Aldrin lo raggiunse e commentò: “magnifica desolazione”. Gli astronauti piantarono insieme la bandiera degli Stati Uniti, ma la consistenza del terreno non permise di inserirla per più di pochi centimetri. Prima che Aldrin potesse scattare una foto di Armstrong con la bandiera, gli astronauti ricevettero una chiamata del presidente, Richard Nixon. Egli parlò loro attraverso una trasmissione radio-telefono che egli stesso definì “la più storica chiamata mai fatta dalla Casa Bianca”.

Missione Apollo sul Columbia

Nel frattempo cosa succedeva sul modulo Columbia rimasto in orbita intorno alla luna? Uno dei primi compiti di Collins fu quello di identificare il modulo lunare sul terreno. Per dargli un’idea su dove guardare, il Controllo Missione gli comunicò che fosse atterrato a circa quattro miglia dal punto previsto. Così, ogni volta che passava oltre il sito di atterraggio lunare, cercò di trovare il modulo lunare. Durante le sue prime orbite sul lato posteriore della Luna, Collins svolse attività di manutenzione. Egli descrisse il suo tempo trascorso sul lato nascosto come “rilassante”.

Spesa sulla Luna

Gli astronauti caricarono i film e due sacchi contenenti più di 22 kg di materiale lunare dallo sportello del Modulo Lunare. Questo grazie ad un sistema a puleggia chiamato Lunar Equipment Conveyor. Mentre si muoveva all’interno della cabina del LM, Aldrin danneggiò il bottone che accendeva il motore principale per il decollo. Il ricorso ad una penna fu sufficiente per attivare l’interruttore. Gli astronauti alleggerirono lo stadio di risalita per il ritorno all’orbita lunare, chiusero il portello alle 05:01, pressurizzarono il modulo e si prepararono a dormire.

Missione Apollo. Tempo di tornare

Dopo circa sette ore di riposo, il centro di controllo Houston svegliò l’equipaggio. Era ora di prepararsi al ritorno. Due ore e mezzo dopo, alle 17:54, decollarono per raggiungere Collins a bordo del Columbia in orbita lunare. Eagle effettuò il rendezvous con il modulo di comando Columbia alle 21:24 del 21 luglio e si agganciarono alle 21:35.

Operazioni di recupero

Venne scelta la portaerei USS Hornet, sotto il comando del capitano Carl J. Seiberlich, come nave principale di recupero. Prima dell’alba del 24 luglio dalla Hornet decollarono quattro elicotteri Sea King e tre Grumman E-1 Tracer per il recupero delle attrezzature che avrebbero dovuto cadere in mare. Alle 16:44 (05:44 ora locale) i paracadute parafreno del Columbia si aprirono, come osservato dagli elicotteri. Sette minuti più tardi, la navetta impattò sull’acqua a 24 km dalla nave da recupero Hornet. Arrivati sulla portaerei, gli astronauti uscirono dall’elicottero, lasciando il medico di volo e i tre membri dell’equipaggio, per dirigersi alla Mobile Quarantine Facility (MQF) dove iniziarono i loro 21 giorni di quarantena.

Quarantena e precauzioni

Secondo la Extra-Terrestrial Exposure Law, gli astronauti vennero messi in quarantena per paura che sulla Luna potessero esservi la presenza di patogeni sconosciuti. Tuttavia, dopo quasi tre settimane di confinamento, gli astronauti non accusarono alcun sintomo o segno di malattia.Così, il 10 agosto 1969 uscirono dalla quarantena.

Evento mediatico e guerra fredda

Fu qualcosa di clamoroso per tutto il mondo. Mai tanti milioni di persone si trovarono unite, anche a grande distanza, per vivere col cuore in gola un evento di tal portata. All’epoca l’eco mediatico fu accentuato il più possibile con tutti i mezzi a disposizione. Il motivo apparente: rendere il mondo partecipe del primo uomo sulla luna. Il vero motivo: annichilire in maniera inequivocabile l’unione sovietica, sorpassandola a livello tecnologico sul fronte della guerra fredda.

Missione Apollo e videogames

Ovviamente il mondo dei videogames fu influenzato dalle missioni apollo. Già nel lontano 1969 fu realizzato Lunar Landing Game, un videogioco testuale dove, a turno, si devono inserire dei valori numerici che rappresentano la velocità del modulo di atterraggio.
Apollo

Il vecchio landing game

Il gioco in questione fu ripreso nel 1973 da Jack Burness per la realizzazione di Moonlander, creato per dimostrare le capacità di input e output del DEC GT40: questa versione era infatti dotata di grafica ed era controllata tramite una penna ottica con la quale era possibile variare accelerazione e angolo della navetta.

Atari for the masses

Fu nel 1979 che il concetto di atterraggio lunare fu esportato al grande pubblico grazie ad Atari che fece uscire il famoso Lunar Lander.
Apollo

Lunar lander

Lo scopo del gioco è quello di fare correttamente atterrare un modulo spaziale sulla superficie della Luna. Questa viene generata in maniera casuale all’inizio di ogni partita, e ogni volta presenta solo alcune zone abbastanza piane sulle quali è possibile far atterrare la navetta.

Lunar Lander, il simulatore

Per pilotare quest’ultima è necessario utilizzare il suo retrorazzo per controbilanciare la forza di gravità, attraverso una speciale leva posta sul cabinet che rende possibile dosarne la potenza, e due pulsanti per indicarne la direzione. Il modulo è dotato di carburante limitato; quando si esaurisce non risponde più ai comandi del giocatore. È tuttavia possibile “acquistare” carburante inserendo monete o gettoni nella macchina.

Sparatutto lunari

Il richiamo della missione Apollo prosegue nel 1980 con Moon Cresta, prodotto
da Nichibutsu e concesso in licenza a Centuri che lo ha rilasciato nelle sale giochi come Eagle.
Apollo

Moon cresta

Curioso vero come il nome “Luna” facesse capolino un po ovunque e per una licenza fu usato il nome del modulo di atterraggio? Il gioco in se non emulava una missione spaziale, era uno sparatutto a schermata fissa. l giocatore inizia con una piccola astronave armata con un singolo cannone laser.

Alieni a ondate e agganciamenti

Dopo aver completato con successo le prime quattro ondate aliene, il giocatore deve tentare di attraccare la sua nave con il successivo stadio dotato di due laser oltre a quello originale. Dopo altre due ondate di alieni, il giocatore deve nuovamente attraccare con il terzo e ultimo pezzo della nave che ha anche altri due laser (dando al giocatore 5 laser in totale). Alla fine di otto ondate il gioco riprende dal principio.

Defender

I crateri lunari che tanto hanno tenuto il genere umano con il naso all’insù fanno da sfondo anche al famosissimo Defender del 1981.
Apollo

Defender

Il giocatore controlla un’astronave in grado di muoversi su/giù e destra/sinistra, e di sparare un raggio orizzontale. La navicella sorvola un pianeta con caratteristiche morfologiche tipiche dei paesaggi lunari. L’astronave del giocatore è  in grado di lanciare un numero limitato di smart bomb, che devastano tutti i nemici su largo raggio. Inoltre in situazioni critiche può utilizzare l’iperspazio per teletrasportarsi in un punto casuale del pianeta. Nella versione originale per sala giochi il sistema di movimento orizzontale è particolare, in quanto anziché due controlli destra e sinistra sono presenti un pulsante voltati e uno accelera.

Il parallasse di Moon Patrol

Nel 1982 la luna è sempre protagonista con l’uscita di Moon Patrol, uno dei giochi che fece la storia del settore negli anni 80.
Apollo

Moon patrol

Fu il primo gioco ove apparve il parallasse nello scrolling. Il giocatore controlla un veicolo lunare a tre assi, visto di profilo, che si muove su un paesaggio accidentato simile appunto a quello lunare. È simulato anche l’effetto delle sospensioni indipendenti dei tre assi e le ruote oscillano su e giù assecondando le asperità del terreno. Durante la nostra corsa ci possiamo imbattere in ostacoli naturali e in veicoli nemici. Inizialmente abbastanza semplici da evitare ma proseguendo le difficoltà aumentano, alcune navi aliene lanciano bombe che scavano altri crateri, bombe da saltare e amenità di vario genere. l percorso è suddiviso in tratti che vanno dalla A alla Z. ogni 5 tratti c’è una brevissima pausa e si riceve un punteggio bonus proporzionato al tempo impiegato. Al completamento della Z, si riparte dalla A con un nuovo percorso e un veicolo riverniciato.

Tempi più recenti, Moonbase

Il tema lunare ha continuato ad essere d’attualità anche in tempi più moderni come dimostrato dal videogioco Moonbase del 1990.
Apollo

Moon Base

Si tratta di un gioco di costruzione ambientato sulla Luna. Sviluppato da Wesson International, è stato pubblicato per Amiga e MS-DOS. I giocatori assumono il ruolo di manager e devono quindi espandere la propria base lunare, bilanciando la produzione di elementi essenziali come l’aria e il potere per mantenere la base in esecuzione con in mano un certo budget. Moonbase fu universalmente definito una simulazione molto realistica alla quale fu dato un sequel nel 1993 chiamato Lunar Command.

Moon Ranger

Sempre nel 1990 la Odissey Software diede alle stampe Moon Ranger.
Apollo

Moon Ranger

La trama ci racconta che una specie aliena ha installato una nave spaziale inattiva sulla Luna per estrarre le risorse del Sistema Solare. Questo tipo di sfruttamento ha come effetto la distruzione della Terra. Il giocatore deve volare nello spazio, distruggendo meteore e alieni lungo il suo viaggio. Quindi, deve fare un atterraggio perfetto sulla superficie lunare ed entrare nella prima base aliena. Dopo aver combattuto e aver recuperato un pezzo della “gamma bomb” si dovrà proseguire sulla basi successive al fine di raccogliere tutte le parti della bomba per distruggere la minaccia aliena.

Videogames come riflesso della società

I videogames, come vedete, sono spesso lo specchio del periodo in cui viviamo. Riflettono i grandi eventi che influenzano la storia del genere umano. A volte dipingono un quadro il più possibile realistico di un evento, altre lo rielaborano e lo ripropongono quasi ad esorcizzare paure ancestrali. Questo nostro viaggio non finisce qui, adesso. State collegati per leggere il seguito, per conoscere il lato oscuro della luna!
Nel frattempo.. Un paio di consigli!!

Michele Novarina

Mic, tre lettere come negli highscore di una volta. Appassionato di videogames dagli albori degli anni 80.

Potrebbero interessarti anche...