Cartoni animati: le canzoni

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Ciao amici di commodoreblog.com da Mic the Biker, oggi volevo fare due chiacchiere sulle vecchie sigle dei cartoni animati. La voglio fare come piace a me, come fosse una bella chiacchierata tra amici davanti ad una birra. E l’epilogo non lascia spazio a dubbi: il crollo da ieri ad oggi è vertiginoso.

Motivo di riflessione

Tutto nasce da un episodio: sulla chat del nostro blog parte un messaggio, un testo. Quasi immediatamente arriva la risposta: Gordian. Rileggo il testo, lo canticchio nella mente. Mi cristallizzo praticamente all’istante. Ma era un cartone animato? Cioè un testo così bello credo che siano anni che non viene scritto!! Non solo nell’ambito delle sigle per “bambini” ma intendevo nel panorama musicale italiano. Beh, del resto se arriva a vincere San Remo una porcheria come “Soldi” o come cavolo si chiama vuol dire che bene non siamo messi. Ma questo è un discorso che per ora lascio nel cassetto.

Le sigle dei cartoni animati!

Le sigle dei cartoni animati ragazzi! Quelli di una volta! Ecco che parte l’effetto macchina del tempo. In pochi minuti mi passano davanti agli occhi migliaia di fotogrammi, di immagini alle quali fanno seguito una cascata di ritornelli, di melodie. Rallento. In quel momento mi rendo conto di avere in cantina, messi via meticolosamente, due scatoloni di 45 giri di sigle di vecchi cartoni animati. Sono ricordi di un ragazzino, regali di mamma e papà che non sono più su questo mondo.

C’era una volta…

C’era una volta un tempo in cui i cartoni animati erano roba seria. Trattavano temi caldi della società, rispecchiavano gli echi dei decenni passati ed esorcizzavano paure per il futuro. Questi cartoni animati avevano sempre una morale, avevano il pregio di trasmettere quasi sempre un messaggio importante sotto forma di immagini. Un messaggio che perfino noi bambini riuscivamo a cogliere. Questi messaggi erano speraza, amicizia, amore.

Prime lezioni di vita: i cartoni animati

A volte i cartoni animati di una volta sapevano essere duri, senza scrupoli. Ci facevano conoscere anche i concetti come abbandono, tradimento e alla fine anche morte. Ci hanno fatto gioire, ridere e anche piangere. Ovviamente cotanto ben di dio era supportato da musiche e sigle di livello superiore. Non solo testi da brividi ma parlo anche di musica composta e suonata da musicisti, di arrangiamenti da palati fini. Ora questo discorso tra amici al bar non deve finire con una mera classifica da hit parade. No, perchè ognuno ha la sua classifica, ha i suoi pezzi top.

Immagini legate alle canzoni

Canzoni che ci legano, ognuno con le proprie esperienze, a ricordi di tempi passati. Premetto subito che il sottoscritto identifica in Cristina D’Avena l’inizio del decadimento delle sigle dei cartoni animati. Lo voglio dire subito perchè lei ha saputo crearsi un nome, è arrivata nel momento forse clou e, anche grazie a gruppi come i Gem Boy, ha saputo reinventarsi dando una nuova linfa alle sigle cantate da lei. Ma per il sottoscritto le sue interpretazioni rappresentano un appiattimento verso il basso, un livellamento verso il mediocre dell’accoppiata musica – testi.

Colossi musicali nei cartoni animati

Ho sempre trovato di livello mondiale le sigle dei cartoni animati composte dai Cavalieri del Re, dai Superobots, chiamati anche Rocking Horse e Supeband. O anche degli Oliver Onions, gruppo dei fratelloni De Angelis che tutti conoscono per essersi legati alle colonne sonore dei film degli immensi Bud Spencer & Terence Hill. E proprio dagli Onions voglio iniziare perchè sono stati loro a scrivere quel capolavoro di “Galaxy Express 999”. Ritmo che incalza, musica di classe, arrangiamenti da paura e un ritornello che ti si stampa in mente e non ne esce più. Capite bene che oggi non si trova più nulla di simile in giro.

Qualità e bellezza qui sono oggettive

E amici miei non è una questione di amarcord o vintage a tutti i costi. La qualità e la bellezza sono oggettivi. Continuo il mio ascolto a 45 giri, è l’ora di “Conan il ragazzo del futuro” di Giorgia Lepore. Per moltissime persone che conosco è la canzone più bella di tutte. Al netto di gusti personali sarebbe un pezzo che andrebbe insegnata a scuola perchè il testo è più attuale oggi di allora. Si parla di ecologia, di un mondo in bilico dove amicizia e amore sono due ingredienti senza i quali non cè speranza. Ricordo a metà anni 90 qui in piemonte un gruppo chiamato “Gli amici di Roland” riproponeva le hit dei vecchi cartoni in chiave rock. E ricordo che quando andavo a vederli il ritornello era cantato da tutti che ci sarebbe voluto uno stadio!! L’unico pezzo che gli era superiore era Daitarn tre.

Gente di spicco per la loro musica

Ecco li era il vero delirio! Ed è facile quando l’originale è un capolavoro. Scritta dai Micronauti, nome legato ai fratelli Balestra, resta una canzone che ha un groove e un tiro che, come si dice dalle mie parti, levati da sotto! il ritornello è pura follia: basso che viaggia a ottave, ritmica che pesta e le parole che infondono sicurezza. La sicurezza che Daitarn ci difenderà da ogni pericolo, da ogni cattivo. Tutto grazie all’energia solare! Una piccola curiosità che fa capire il livello qualitativo delle sigle dei cartoni animati: la voce della canzone di Daitarn è di Silvio Pozzoli. Per chi non ricordasse la storia della disco dance 80 il tizio in questione è l’autore di Around my Dream, Step by Step e voce “prestata” per la hit mondiale “Mad Desire” di Dan Harrow! La sua voce la si trova anche in Shooting Star Ufo Robot, una delle immortali canzoni di Goldrake, Capitan Harlock e I corsari delle stelle.

Le incertezze dei tempi dettavano il genere, ecco i robottoni

Storicamente era un periodo di grandi incertezze politiche quello in cui nacquero i cartoni animati dei cosidetti robottoni. Erano gli anni 70 e la guerra fredda volente o nolente influenzava praticamente ogni cosa al mondo. Dalla sponda Giapponese, paese dal quale arrivarono praticamente tutti i cartoni animati del periodo, era ancora troppo vivo il ricordo delle due bombe atomiche che decretarono la fine della seconda guerra mondiale. Era perciò sempre ricorrente un atmosfera cupa, di pericolo imminente e costante da parte di civiltà aliene, metafora che denuncia il clima di tensione di quei decenni.
Ecco che troviamo sigle come Goldrake, Mazinger Z e il successivo Grande Mazinga.

Il seminale Mazinger Z

Canzoni che fanno rizzare i capelli per la loro bellezza. “Altolà, falsità, fermati malvagità. Su di voi avvoltoi c’è Mazinger”. Scritta dai Galaxy Gruop, che altri non erano che i Pandemonium, il testo ha parole che sono pesanti come il piombo ma poesia allo stesso tempo. La sigla di Mazinga scritta dai Superobots parla di pugni atomici, pioggia di fuoco. Goldrake composta dagli Actarus è stato un inno per una generazione intera e arrivò a vendere oltre un milione di copie. Altra canzone che ci faceva urlare a squaricagola era la sigla di “Jeeg Robot d’acciaio” che ancora oggi molti credono cantata da Piero Pelù dei Litfiba. Cosa non possibile visto che lo stesso Piero probabilmente guardava i cartoni animati seduto sul divano: in quegli anni era un bambino!

Canzoni scritte guardano le stelle

C’erano poi quelle canzoni tristi, pensierose. Quelle che pare siano state scritte guardando il cielo stellato, chiedendosi se veramente lassù ci sia qualcuno. Una di queste è la canzone di “Ufo Diapolon”, cantata dagli onnipresenti Superobots: “Chi mai saprà, di una stella che esplose anni luce fa…” è solo l’inizio di un viaggio stellare. Il concetto di Robottone raggiunse il livello industriale con Gundam e la sua canzone era assolutamente pazzesca amici miei. Mario Balducci scrisse qualcosa che faceva strappare la lacrima a molti.

Torniamo coi piedi per terra

Torniamo sulla terra, lasciamo le stelle e lo spazio perchè non possiamo non menzionare anche il primo che fece appassionare alle corse, il mitico “Ken Falco”, inutile a dirsi anche questa dei Superobots. Sudore, lacrime e fatica fanno da contorno a “Forza Sugar” ad opera dei Rocking Horse, uno dei primi cartoni animati ad avermi lasciato in un profondo stato di ansia. Il piccolo Sugar, orfano di madre, perde anche il padre. Quest’ultimo, gravemente ferito in un incontro, decide di portare il figlio al luna park come promessogli. Purtroppo il padre muore seduto su una panchina accanto al piccolo Sugar, il quale lo crede semplicemente addormentato. Facessero ora una trama simile lo toglierebbero dal mercato in due ore perchè sarebbe ritenuto controproducente agli occhi di un bambino.

Parole che insegnano a vivere nei vecchi cartoni animati

Ma noi siamo ancora qui miei cari lettori. “Se la vita sotto la cintura picchierà.. Non aver paura, forza Sugar”. Ecco, tutti noi siamo stati Sugar! Una canzone, una frase, una lezione di vita. Che dire poi dell’epopea di “Ken il guerriero”? Sigle stratosferiche che rimarranno uniche. Una trama di una profondità che non si trova oggi in conclamate serie tv. Amicizia e odio, vendetta e perdono, amore e speranza. Tutto racchiuso in un capolavoro che ci ricorda come l’olocausto nucleare possa azzerare l’intera civiltà umana.

Arriva Cristina

Una menzione a Cristina D’avena va comunque fatta e voglio ricordare le storiche sigle degli anni 80 “La canzone dei Puffi” e “Kiss me Licia” che diventarono quasi due tormentoni nei loro anni. Il suo capolavoro per il sottoscritto rimane però “Pollon”. Una frase come «Sembra talco ma non è, serve a darti l’allegria! Se lo assaggi o lo respiri, ti dà subito l’allegria!» è andata dritta nell’olimpo!

Il decadimento

Cari lettori come potete capire potrei andare avanti a scrivere per decenni e non riuscirei a finire questo articolo. Un paio di settimane da chiacchieravo in auto con mia moglie sul discorso cartoni animati vecchi e nuovi. Siamo arrivati in fretta ad una drammatica conclusione: il livello è così basso perchè è la reale dimensione della maggior parte delle persone. La bruttezza dei cartoni animati odierni e delle loro musiche sono semplicemente il riflesso allo specchio della società di oggi.

I cartoni animati di oggi come specchio della società

Una società usa e getta, che non ha interesse se non per la facciata e non ha il vezzo di andare oltre il banale. Una società dove esistono cartoni animati come Gumball, dove una puntata inizia e finisce nel totale nulla cosmico, e dove Peppa Pig è il meno peggio che si riesca a trovare. Ma adesso piace così: nessuna morale da trasmettere, nessun messaggio da recepire. Lo specchio di ciò che è diventato il mondo, una superficialità da iniziare a trasmettere ai bambini fin da piccoli. Vi saluto cari lettori, spero vi sia piaciuta questa chiacchierata. Scrivete le voste emozioni, quale sigla vi ha segnato il cuore, quale tra i tanti cartoni animati vi ha stregato l’anima.
Mic the Biker vi saluta e vi consiglia qualche curiosità dal blog!

 

Michele Novarina

Mic, tre lettere come negli highscore di una volta. Appassionato di videogames dagli albori degli anni 80.

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