Smurf per Colecovision

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Smurf, I registi siamo noi!

Ciao amici di commodoreblog.com, i protagonisti di oggi sono gli immortali smurf. Per chi non ricordasse questo nome, che era l’originale, parliamo dei puffi! Esatto, gli strani ometti blu che sono alti due mele o poco più! Sedetevi cari lettori perchè sapete che Mic the Biker vi porta in ambienti fumosi, dove di respira un aria di altri tempi.

Tutto torna indietro



Questo articolo è una vera e propria chiacchierata e non lo dico per circostanza. E’ tutto nato da un’immagine che mi ha fatto vedere il nostro Geo (che saluto). Era la cartuccia del gioco “Smurf” per colecovision. Mi è sorto spontaneo domandargli il motivo di tale fotografia e la risposta è stata l’inizio di un viaggio nel tempo:”Cavolo, immagina per un bambino poter comandare un cartone animato sul televisore”. Silenzio.

Il campo delle emozioni

Qui si entra in un campo stellare amici miei: il campo delle emozioni. Immediatamente ho capito cosa volesse dirmi Geo perchè io vivevo la stessa emozione giocando a Popeye! E visto che abbiamo aperto la porta delle emozioni io e il mio caro amico siamo partiti per un lungo viaggio a ritroso nel tempo che cercherò di raccontarvi al meglio delle mie possibilità. Perchè rendere con le parole le emozioni che tornando da dentro è veramente difficile.

Chiudete gli occhi, si parte

Chiudete per un attimo gli occhi, fate un bel respiro. Erano gli inizi degli anni ottanta. Quella sera durante la cena guardavamo il piccolo TV bianco e nero della Orion. Ve li ricordate? Quelli piccoli, portatili. Lungo con uno schermo 4:3 di circa 4 o 5 pollici.
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TV orion

Con questo piccolo miracolo della tecnologia si guardavano tutti i programmi dell’epoca, tipo il drive in! C’era una pubblicità che girava in quegli anni. Era la pubblicità del coleco vision ed era diventata una vera ossessione. Il buon intellevision non c’era più a casa. Facendo baratti, sacrifici e lavoretti ora faceva bella mostra un fiammante Commodore 64, a sua volta arrivato a rimpiazzare il vic 20. Ma IL 64 in quegli anni era un micro computer, una cosa seria. Il software praticamente non c’era. Era tutto composto da listati eterni da battere a mano o qualche cartuccia dal prezzo proibitivo. Parlo di cose tipo Jupiter lander, o quel gioco dell’omino sul monociclo che recuperava i palloncini. Erano ancora lontani i tempi in cui il serio C64 iniziò a sfornare giochi colorati e avvincenti. Perciò mi sono trovato in casa praticamente senza dei veri videogiochi.

Quella pubblicità era un’ossessione

Ma quella pubblicità, cari amici lettori, era qualcosa di un altro mondo. Era Zaxxon: isometrico, coloratissimo. Roba da buttarsi dalla finestra! Insieme a questo erano pubblicizzati Donkey Kong e Smurf. Proprio quest’ultimo era qualcosa che poteva sconvolgerti dentro. Immaginate: potere avere la possibilità di muovere un cartone animato, di averne la padronanza, di essere una sorta di regista. La scimmia per il colecovision era ormai aggrappata addosso e non andava più via. Era una console stupenda, quella che offriva la migliore resa grafica. Era la cosa più simile alle sale giochi che si potesse trovare da portare a casa.

Smurf fu una vera malattia

Con Smurf fu quasi una malattia. Ci giocavo da amici e solo in seguito ho scoperto che c’era un porting per il commodore 64. Ma non era la stessa cosa, i controlli e il gioco non rispondevano con la precisione della console. Soprattutto era molto, ma molto lento. Se sullo schermo c’erano troppi sprites il processore si incasinava e il gioco andava out of data. Come se ci fosse un accrocchio in basic tra le righe del linguaggio macchina. Per il colecovision era diverso. Il gioco era una sorta di esplorazione. Lento ma era un sogno ad occhi aperti poter mettere mano e comandare (senza che si bloccasse) il nostro cartone preferito.
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Smurf per Colecovision

Si poteva interagire, dava l’idea di poterti creare una tua puntata personale e per l’epoca era come precipitare dentro la storia. La nostra fantasia era come un anti aliasing, i pixel quadrati non esistevano!

Trama semplice ma smurf ci faceva sognare

La trama era quanto di più banale si potesse trovare. Si controlla uno smurf, un puffo, che deve andare a salvare puffetta rapita dal crudele Gargamella. Per questa missione disperata si deve attraversare il villaggio dei puffi, la foresta, le grotte fino a giungere nel castello del malvagio stregone. Per rendere il tutto più adrenalinico abbiamo un’energia che diminuisce col passare del tempo e tutti i livelli sono costellati di pericoli di vario genere. Nella modalità di gioco a difficoltà avanzata è possibile incappare anche in pipistrelli e ragni che il giocatore deve evitare.

Smurf e il suo Easter egg

C’è una curiosità che non tutti sanno ovvero la presenza di un easter egg, in questo caso un errore di programmazione. Appena raggiunto la schermata in cui si trova Puffetta, il giocatore può tornare nella precedente schermata. Appena prima che lo schermo cambi, a Puffetta scompare il vestito, facendola apparire in topless. Come sottofondo ci troviamo ad ascoltare una canzoncina creata ad hoc e un estratto della pastorale di Beethoven. Nella mente di un ragazzino non poteva esistere altro e da qui le bonarie lotte in famiglia. Da un lato il volere il colecovision subito, dall’altra la saggezza paterna che diceva “Il computer è meglio, vedrai. Tieni duro”. E come spesso accade, praticamente sempre, la saggezza ha avuto ragione.
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Grazie Colecovision, grazie smurf

Resta il fatto che Smurf per il colecovision ha rappresentato per molti ragazzini ad inizio anni 80 una vera e propria dimensione parallela. Un mondo dove poter essere il protagonista di uno dei cartoni animati più seguiti e più amati. Ora siamo cresciuti, le nuove leve, perse nel pressapochismo di Gunball, non sanno che anche per loro volendo cè speranza. Si, perchè Grande Puffo però trasformare sa già un Puffo assai cattivoin un Puffo che puffa bontà. Ed eccoci giunti alla fine del nostro boccale carico di ricordi. Mic the biker vi saluta e vi da appuntamento alla prossima, non prima di avervi consigliato qualche lettura!
Hero of the Golden Talisman – Commodore 64

Michele Novarina

Mic, tre lettere come negli highscore di una volta. Appassionato di videogames dagli albori degli anni 80.

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