Indiana Jones and and the Fate of Atlantis – Amiga

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Ciao a tutti amici di commodoreblog.com, la premiata ditta dei Gaming Twins è di nuovo all’opera, questa volta per fare una retrospettiva del gioco Indiana Jones and the fate of Atlantis, ciclopica avventura punta e clicca targata LucasArt. Parleremo principalmente della versione Amiga ma non solo, le curiosità non mancheranno. Il mio socio Anziano sta fremendo, ha già caricato il serbatoio della DeLorean: siete pronti a seguirci anche questa volta?

Indiana Jones and the fate of Atlantis

Indiana Jones and the Fate of Atlantis è un’avventura punta e clicca pubblicata nel 1992 dalla Lucasarts per Amiga 500 (e non solo). A differenza di Indiana Jones and the Last Crusade questo titolo non è basato sulla trama di uno dei film. Qui avremo a che fare con una storia originale appositamente creata per il gioco. Ma partiamo dall’alba degli eventi: Il progetto è stato sceneggiato e ideato da Hal Barwood. Non uno sprovveduto, al suo attivo menzioniamo Sugarland Express, Il drago del lago di fuoco e coautore di Incontri ravvicinati del terzo tipo. Insieme a lui fu reclutato anche Noah Falstein.

L’idea del riciclo di Indiana Jones

La LucasArt propose a Barwood di riciclare la sceneggiatura scartata da Spielberg e Lucas per un quarto film della serie. Questa era di Chris Columbus e vedeva Indiana in Africa alla ricerca di manufatti cinesi. A Barwood però non piacque e cominciò a lavorare con Falstein su un soggetto nuovo. L’idea di Atlantide arrivò quando, studiando vario materiale nella biblioteca dello Skywalker Ranch, i due si imbatterono in una ricostruzione della struttura in cerchi concentrici della mitica città. Le menti si accesero, le idee fluivano come non mai e il background di LucasArt venne sempre tenuto in considerazione. Giustamente Indiana Jones and the Fate of Atlantis rappresenta un’evoluzione del precedente capitolo, sia nei contenuti narrativi che nel game-design.
Biker – che dire del rispetto dei canoni della saga cinematografica? E’ tutto assolutamente perfetto. Abbiamo una zona archeologica leggendaria, uno sconfinato potere che rischia di cadere nelle mani sbagliate, i nazisti, un personaggio femminile intraprendente e capricciosa, ironia e azione a non finire.

Un gioco, tre giochi

Particolarità del gioco è, ad un certo punto, la possibilità di affrontare l’avventura in tre modi diversi, rendendola così molto longeva. Sarà possibile scegliere fra tre modalità di risoluzione dell’avventura: Ingegno, solo enigmi da risolvere. Azione, con frequenti combattimenti corpo a corpo. Infine Squadra, ovvero sviluppando un gioco di collaborazione.
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Azione, squadra, ingegno

La modalità ”Azione” presenta maggiori similitudini con i predecessori di questo titolo. Seguendo questa modalità le possibilità di non concludere il gioco, causa morte prematura del protagonista, sono considerevolmente più alte. Tuttavia, per alcuni scontri, sarà possibile intuire alternative al fine di evitarli. Nella modalità ”Squadra” il giocatore ha l’aiuto di Sophia, l’immancabile donna tutta fascino e sclero che affianca Indy. Nella modalità ”Ingegno”si troveranno enigmi più complessi da risolvere rispetto ai percorsi precedenti. Tutte e tre le modalità hanno in comune alcune ambientazioni e si concludono nello stesso modo, ossia con l’ingresso nella vera Atlantide.
Biker – Questo è un colpo di genio assoluto, quei lampi che proiettano avanti anni luce un titolo. Il modo in cui viene introdotta questa sezione di scelta è da premio Oscar: ad un certo punto Sophia, la protagonista femminile dell’avventura, rivolge ad Indy una domanda che ammette tre risposte. Signori io mi inchino innanzi ad un idea simile, non ho altre parole.

Indiana Jones, incredibilmente profondo

Il risultato aumenta a dismisura la profondità del gioco e la sua longevità, perché spinge a setacciare ogni ambiente ed ogni opzione, anche solo per scovare differenze tra le tre opzioni. Il tutto senza la frustrazione che poteva fare capolino nel gioco precedente. Alcune soluzioni furono ripescate da the last crusade, come il ricorso alle sequenze arcade. Fortunatamente il pacchetto è stato migliorato: le scazzottate sono meno frustranti, i labirinti meno contorti. Abbiamo anche un’idea di maggior varietà visto che si porta il giocatore a controllare col mouse dirigibili, sottomarini, auto e persino cammelli.

Biker – anche la difficoltà secondo me è stata ricalibrata verso il basso e ciò non è affatto un male. Ho sempre trovato questo gioco dannatamente equilibrato, mai stressante ma non facile.

Anziano – Sono d’accordo con Mic, la difficoltà di Indiana Jones and the Last Crusade era decisamente più alta, ricordo ancora con nervoso la prova del passo della fede, e solo molto dopo capii che molti combattimenti potevano essere evitati scegliendo le frasi giuste.

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Indiana Jones and the fate of Atlantis, la trama

La trama dell’avventura è spettacolare. Il periodo storico è quello tanto caro alla saga di Indiana Jones, ovvero gli anni appena precedenti alla seconda guerra mondiale. Il professor Indiana Jones e il suo amico Marcus Brody sono alla ricerca di una statuetta all’interno del museo del College per conto di un certo signor Smith. Questo fantomatico personaggio sarebbe il possessore di una chiave che potrebbe aprire l’artefatto. Quando la statuetta viene aperta, al suo interno i tre scoprono la presenza di una piccola perla di metallo. Smith, puntando una pistola a Indy e Marcus, scappa dal College con la statuetta e il suo contenuto.

Nazisti, sempre loro!

Sotto le spoglie di Smith si nasconde Klaus Kerner, un agente del Terzo Reich interessato ad alcuni scavi effettuati in Islanda. È stato lì che Indy, assieme alla collega Sophia Hapgood, trovò la statuetta appena rubata. Il prossimo obiettivo di Kerner è proprio Sophia, un’ex-archeologa ora diventata una preveggente interessata al mito di Atlantide. Indy si reca a New York per proteggere Sophia. I due scoprono che tutti i manufatti della spedizione islandese sono stati rubati, tranne una collana che la donna porta sempre con sé (Biker – non sentite anche voi odore del primo Indiana Jones?).
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Indiana Jones, I tedeschi e Platone

I tedeschi stanno cercando di costruire un’arma potentissima? La perlina contenuta nella statua è oricalco, un metallo leggendario più potente dell’uranio ma senza avere alcun decadimento radioattivo. E ora è in mano teutonica. L’unico modo per raggiungere la città perduta è un dialogo perduto di Platone, l’Ermocrate. In questo libro il filosofo greco descrive Atlantide in maniera ancora più approfondita rispetto ai suoi scritti precedenti. Ora si deve tornare in Islanda a parlare con Bjorn Heimdall, il quale afferma che gli unici che possono aiutarli sono un archeologo in Guatemala e un anziano signore che vive nelle Azzorre.

Si passa dal Guatemala alle Azzorre

Nella giungla i due protagonisti si recano presso le rovine dell’antico tempio di Tikal. Qui incontrano il dottor Charles Sternhart, che afferma di aver tradotto Ermocrate in inglese, ma si rifiuta di rivelare altre informazioni. All’interno del tempio, Indy scopre una tomba atlantidea nella quale si trova anche un misterioso disco di pietra. Sternhart identifica il disco come la “Pietra del Mondo” ma anche esso pianta in asso i nostri due paladini. Infatti egli scappa immediatamente in un passaggio segreto, portando il manufatto con sé. Nelle Azzorre, Philip Costa, dopo alcune trattative commerciali, rivela a Indy e Sophia che una copia dell’Ermocrate dovrebbe trovarsi nella biblioteca del Barnett College, l’università dove Indy insegna. (Biker – insegna li da una vita, non sa dell’esistenza del libro: i misteri di Indiana Jones).

Indiana Jones, i tre dischi di pietra

Indy scopre che per accedere ad Atlantide sono necessari tre dischi di pietra: la Pietra del Sole, la Pietra della Luna, e la Pietra del Mondo. A questo punto ecco arrivare il momento di fare la scelta su come proseguire l’avventura. Ora sta a noi scegliere il tipo di svolgimento a noi più congeniale per giungere, in tutti i casi, all’entrata del labirinto.

Biker – Proseguire nel racconto vorrebbe dire rovinare il gioco a chi per un motivo o per l’altro non ci ha mai giocato ed ora è particolarmente curioso di iniziare una partita. I finali possono essere molteplici, attenzione alle scelte che effettueremo!

Anziano – Molti anni dopo, durante la mia epopea per potermi diplomare alle serali, mi trovai a discutere durante una lezione di filosofia, con il professore, riguardo l’Ermocrate. Pare infatti essere la terza parte dei dialoghi perduti di Platone, e dopo che lo ebbe citato, alzai la mano.  Uscii con la possibilità che all’interno del dialogo potesse esserci la descrizione della caduta di Atlantide e di come trovarlo. Questa uscita mi valse un complimento da parte del professore, anche se a fine lezione mi prese da parte e mi sgamò miseramente dicendomi che la prossima volta non devo citare cose prese dai videogiochi.

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Indiana Jones and the fate of Atlantis, versione Amiga

La versione amiga constava di 11 floppy, (Anziano, 5 per la versione PC e 10 MB obbligatori di installazione si HDD), la solita carriola di quadratini azzurri a cui eravamo ormai abituati in questi casi. La mole dei dati di gioco era immensa, si doveva inevitabilmente fare i conti con questa quantità di dischetti, visto che il 95% degli amighisti non possedevano Hard Disk. I problemi di bilanciamento non mancarono: il fatto di poter scegliere tre sviluppi e i finali che sono più di uno rendevano il gioco enorme. Si dovette limare un po ovunque per far stare tutto in 11 dischi. Ovviamente la grafica fu la prima vittima illustre di questa dieta obbligata.
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Biker – infatti a mio avviso Indiana Jones and the fate of Atlantis è il titolo di quel periodo che ad oggi sente di più il peso degli anni, nel senso che graficamente pare più vecchio. I colori, come in Monkey 2, sono stati ridotti dagli originali 256 a 32 e furono eliminati gli effetti di luce ed ombra. Come artificio grafico furono usate più sfumature a causa della minor varietà cromatica: la conversione risulta meno efficace di quella eseguita per Monkey 2.

La scelta dell’audio in loop

Il comparto audio fu quello dove si azzardò maggiormente nella versione per 16 bit commodore. In Monkey 2 la maggior parte della partita si svolgeva nel totale silenzio, erano presenti solo una piccola selezione dei brani originali. In questo capitolo di Indiana Jones si optò per avere sempre un sottofondo musicale. I problemi di spazio causati dagli strumenti campionati sono però un problema bello spesso, perciò vengono mandati in loop dei brani scelti per ciascuna sezione del gioco.

Biker – chi ha avuto a che fare in generale con colonne sonore composte da brevi spezzoni in loop sa già cosa voglio dire adesso. Il risultato finale è buono per la prima mezz’ora. Per i restanti mesi di gioco la litania in loop diviene una sorta di piaga biblica, un vero e proprio incubo sonoro.

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Anziano – infatti il lavoro fatto su Indy 4 (come lo chiamavamo noi ragazzi all’epoca) per quanto riguarda il comparto sonoro fu grandioso, in pieno stile LucasArt. Siccome il tema di Indiana Jones di John Williams lo conoscono anche i sassi , avercelo come sottofondo continuo avrebbe portato all’esaurimento nervoso. Per cui fu adottato un sapiente gioco di enfasi del suono legato anche ai momenti più salienti di risoluzione degli enigmi oltre che legato alle location esplorate. Si faceva in modo che il solito tema venisse “sporcato” dai ritmi e dalle sonorità che la location richiedeva per luogo comune.

Swap disk da manicomio

Alla fine riuscirono a stipare quella mole di dati dei famelici 11 dischetti ma il prezzo da pagare era alto: I cambi di disco sono ancora più ossessivi che in Monkey 2.
Biker – I miei due miseri drive floppy poco potevano contro il caotico swap disk. Grazie soprattutto alla scelta delle trame era un continuo passare da un disco all’altro senza una logica numerica precisa. Molta della fluidità narrativa di questa bellissima avventura veniva logicamente persa.
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Indiana Jones and the fate of Atlantis, la questione cinematografica

Per diversi anni si è creduto che la trama del videogioco sarebbe servita come base per un quarto film su Indiana Jones. Il materiale su cui lavorare era notevole sia per qualità che quantità. Tuttavia il lungometraggio, uscito il 22 Maggio 2008, non ha alcun legame diretto con il videogioco. Riprende qualche pezzo della trama: un oggetto antico, potente e prezioso che viene riportato ad una città perduta. Qualcosa si intravede anche nel anche del finale, vedasi la fine del cattivo di turno e della città perduta. Non ci sono i tedeschi ma i russi questa volta sul grande schermo, giusto per non utilizzarli per la terza volta come nemici.

Questa fu l’ultima avventura LucasArt per Amiga

Fate of Atlantis resterà l’ultimo gioco sviluppato dalla LucasArts per Amiga. Un bellissimo Home Computer che ormai era alle corde nel tentativo di tener testa a questi videogiochi così estesi. Commodore non prese per tempo le giuste decisioni, gli hard disk erano roba da ricchi e solo quando ormai era troppo tardi uscirono macchine che lo montavano di serie.

Biker – Oltre a questo si iniziarono a intravedere le potenzialità di un’altra tecnologia di “stoccaggio dati”, quei dischi ottici così in voga in campo musicale che permettevano di salvare un’enorme quantità di dati su un unico supporto. Purtroppo le decisioni della Commodore su come utilizzare questa tecnologia non incontrarono i favori del pubblico.

Anziano – ormai era troppo tardi per Amiga. Per sfruttare le potenzialità degli Hard Disk si doveva aspettare l’uscita di Amiga 1200 e Amiga 4000 ma il gioco ormai era già uscito e poco dopo uscirono le ultime due macchine di casa Commodore per cui la LucasArts non poté in fase di sviluppo sfruttare queste nuove tecnologie.

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Anziano – purtroppo mi piange il cuore, ma, per dovere di informazione, devo segnalarvi che della stessa casa uscì anche Indiana Jones and the Fate of Atlantis The Action Game. Il sottotitolo appunto lo contraddistingue dall’avventura grafica: infatti lo ha contraddistinto così bene che io ne comprai una versione per sbaglio pensando di acquistare l’avventura grafica.

Distribuito su diverse piattaforme, il gioco consta di 6 livelli in visuale isometrica, dove potremo alternativamente usare Indiana o Sophia. A mio modesto avviso questa versione ha fallito parecchio!

Ora I Gaming Twins vi salutano e vi danno appuntamento alla prossima occasione. Ora qualche consiglio per voi direttamente dal nostro blog.

Prince of Persia per Amiga

Michele Novarina

Mic, tre lettere come negli highscore di una volta. Appassionato di videogames dagli albori degli anni 80.

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