ARCADE STORY – Giorno quattro part II

Loading

Champion Wrestler

Harry ha un’idea, provare a non dormire…

Usciamo dalla sala giochi, la bocca del drago è alle nostre spalle. Un fiume di gente cammina sulla strada “Sono le 20.30, qui dalle otto di sera tutto diventa pedonale” mi spiega Melinda. “Ora comincia la parte divertente della giornata” le fa eco Baby. Scoppiamo tutti in una risata genuina, il feeling è totale.
Il sole sta lentamente volgendo al tramonto tingendo le nuvole di un caldo arancione. C’è veramente un sacco di gente che si sta riversando in strada. Da ogni locale, che sia un bar o altro, escono musiche e canzoni che si mescolano al vociare. La cosa bella è che non c’è frastuono, tutto questo intrecciarsi di sonorità apparentemente disparate sono un inno alla gioia. Le persone sono dinamiche, slegate dal giogo invisibile della rete. Qui nessuno è ancora stato intrappolato e si vede, lo si percepisce come una sorta di energia contagiosa.

I negozi

si susseguono uno dopo l’altro come tessere di un intricato mosaico. Quello che mi colpisce di più è l’espressione delle persone. Cerco di guardare tutti in faccia, di vedere gli sguardi di più persone possibili e sono tutti dannatamente rilassati. Ho dei ricordi del futuro, se mi è permesso chiamarlo così, ove tutti hanno sguardi bassi, volti torvi.

Come abbiamo potuto ridurci in tal modo?

“Hey pirati, avete voglia di bere qualcosa?” dice a gran voce un energumeno con barba e maglia a righe. “Siamo arrivati” mi dice Diego.. Non riesco a quantificare ne tempi ne distanze percorse ma la frenesia è così alta che poco mi importa.
“È così questo sarebbe il famoso Bounty” mi ritrovo a dire quasi inavvertitamente. Il locale è strepitoso.. Si presenta come un veliero pirata. Dentro è tutto legno, qua è la timoni e vele, corde e gomene. Sono senza parole. Chi ci lavora è vestito a tema e tra il personale spicca uno vestito come capitan uncino “Lui è il capitano” mi dice Baby. “Nessuno sa il suo nome, tutti lo chiamano così” aggiunge ridendo Melinda.
Il locale è gremito e una gentil cameriera ci dice che se ci va bene possiamo accomodarci fuori.

Mai scelta fu più felice

Tavoli in legno, panche e alcune vele che fungono da ombrellone. L’aria salmastra del mare risale fino a noi spinta dalla tiepida brezza del tramonto. Avrei il desiderio di fermare questo attimo e poterlo godere all’infinito. Abbiamo fame, io ordino un club sandwich e da bere Baby mi consiglia la biere du chateau. Poco dopo arriva il bere e questa birra si dimostra letale: scura, quasi nera. Il grado alcolico è mascherato dal gusto veramente buono. Mangiamo e beviamo, la testa mi pare una mongolfiera.

“Ragazzi dai, andiamo al mini bowling!!”

esclama Diego decisamente su di giri. Mi sta bene, penso tra me e me… Del resto voglio provare in tutti i modi a stare sveglio, a vedere cosa mi succede, se riesco a collegare i pezzi di questo confuso ma bellissimo puzzle. In pochi minuti arriviamo al mini bowling. Una piazza ci accoglie e sulla destra, una volta costeggiati una serie di negozi, si sale una scala. Pare di stare in un condominio ma arrivati al primo e unico piano la sorpresa è enorme! Su uno spazio veramente grande si apre una mega sala giochi, suddivisa tra una parte con 10 piste di mini bowling, una parte giochi elettronici e una parte con solo tavoli di carambola e biliardo alla goriziana.

Ma che razza di posto è?

La prima cosa che salta all’occhio è alle orecchie è il mastodontico video juke boxe dal quale sta uscendo a volume totale il masterpiece di Bon Jovi “Living on a prayer”. Boh, questo posto, Cava Zuccherina, è forse un paradiso artificiale creato dalla mia mente? Esiste davvero e io ci sto vivendo? Cammino con sguardo perso tra i cabinati.. Nella realtà del futuro è un grosso problema trovarne uno in discreto stato, qui c’è ne sono centinaia uno più bello dell’altro. Colpo al cuore: piazzato in bella vista c’è il cab full optional di champion wrestler della Taito!!!

Un mostro

postazione con doppia seduta, doppi comandi e integrato, alla giusta distanza un super monitor per incontri da manicomio. Prendo Diego per la maglia e lo trascino letteralmente alla cassa. Cambiamo una manciata di spiccioli in gettoni e ci lanciamo! Champion wrestler non sfrutta nessuna licenza ufficiale, che spesso sotto i grandi nomi celano giochi dozzinali. Lui no…

I personaggi son tutti di fantasia!

Ve ne sono otto da cui poter attingere.. Il primo che tutti notano (e tutti vogliono) è miracle rastan che è proprio lui, il protagonista di Rastan che allo stesso tempo richiama Ultimate warrior. Poi c’è Matterhorn Decker, un gigante che è in tutto e per tutto il clone di André De Giant! Black Machine è un lottatore di colore con la maschera di tiger mask, imperdibile!! Questi sono gli unici tre che richiamano dei personaggi esistiti.. Abbiamo poi the samurai, come dice il nome un lottatore orientale. Jimmy Carbon, col suo costume nero e giallo, è il più acrobatico. Nitro Panks, il punk che ricorda i nemici di Kenshiro, il più scorretto, seguito da Cobra bloody Joe. Ed infine troviamo Rocky Garner, il più anonimo dei lottatori.

La Scelta

Optiamo per una coppia di pesi massimi, ovvero Decker per me e Rastan per Diego. Si comincia a tritare ossa e non lo facciamo in modo corretto.. Lui mi lancia giù il lottatore, io fuori lo faccio battere ovunque. In tempo zero la loro energia è a zero e ci gustiamo le divertenti schermate di inframmezzo che fanno vedere i lottatori sconfitti in rovina e noi sempre più splendidi.
Al terzo incontro c’è un bel cage match, ovvero si lotta dentro una gabbia ed è un attimo sbagliare, lanciarsi sulle corde e restare stesi. Contro abbiamo due rompi scatole, ovvero Nitro e cobra, due super scorretti che stanno sempre in due sul ring a dare fastidio. Cobra ogni tre per due sputa fuoco, è davvero da spaccare subito. Andiamo avanti a suon di cartoni fino alla finale.

Si fanno le ore piccole

È tardi, è tutto il giorno che beviamo birra e la mia testa è sempre più leggera. Gli occhi sono lenti, la vista un po’ appannata. Non so se sto avendo le visioni o no ma a fianco al mega monitor noto lui, Lucius Wagner. Ma è sempre stato lì o no? Mi pare sia apparso dal nulla. Ha braccia conserte e sguardo Severo,forse perfino preoccupato.
Vinciamo la finale. “la rivincita vedi di essere più sveglio – mi apostrofa Diego – che non mi diverto a giocare da solo”. “Diego, lo vedi quel ragazzino a fianco al monitor?”. Gli attimi di silenzio sembravano anni.. “Harry hai bevuto troppo.. Non c’è nessuno a fianco allo schermo”. Perle di ghiaccio solcano la mia fronte.. Lo vedo solo io!! Mi viene da vomitare.

Sono solo stanco?

Mi alzo e volo letteralmente in bagno in preda a vertigini. I suoni mi sembrano così lontani mentre sono coricato su un lavabo. Finisco, mi tiro lentamente su. Allo specchio mi pare di vedere la faccia di uno zombie da tanto che sono bianco. Ma dietro, riflesso, c’è di nuovo lui.. “Vacci piano Harry”. La voce di Lucius pare arrivare da in fondo un tunnel tanto è greve. “Non puoi cercare di stare sveglio, non puoi spezzare il loop”.
Chiudo gli occhi, cerco di cacciare quella visione dai miei occhi.. Tanto ho capito, lo vedo e sento solo io.

Silenzio.

Il lieve rumore della pioggia che batte su una finestra è come mi dicesse di aprire gli occhi.
Le mura della stanza sono di un grigio ciao chiaro da sembrare bianco, scorgo un tavolo di plastica, due sedie. Un pc portatile è lì, acceso. La pioggia batte lieve sulla veranda. Sono sdraiato, in un lettino. Sulle pareti della stanza non c’è nulla, a parte un calendario che riporta questa data: ottobre 2018.

siamo giunti alla fine della parte II di Arcate Story e come sempre vi consiglio qualche nostro articolo :

Risarcimento di $12.000.000 per Nintendo

ARCADE STORY – Giorno quattro

ARCADE STORY – Giorno tre (1993)

 

 

 

 

Michele Novarina

Mic, tre lettere come negli highscore di una volta. Appassionato di videogames dagli albori degli anni 80.

Potrebbero interessarti anche...