ARCADE STORY – giorno due

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Il giorno due prospetta nella mente di Harry parecchi ritorni di memoria. Ma che memorie sono?

Giorno due. Il primo Street fighter

Le giornate sono costellate da frammenti e flashback ai quali pare non ci sia spiegazione. Harry si chiede se per caso non sia diventato pazzo, ma la cosa inizia a piacergli.

Il suono delle onde del mare calmo che si infrangono pigre sul bagnasciuga ha un nome ben preciso: sciabordio. È uno dei suoni più rilassanti che si possano trovare in natura. Ad esso fanno contorno un brusio di voci, le radio accese in sottofondo.. Dalle palpebre chiuse filtra una luce rossa, calda, quasi primordiale. È così che ci si sente quando si viene al mondo? Quando si viene proiettati in un qualcosa di nuovo, mai visto prima? Di colpo la luce diviene scura, un ombra mi sta forse inseguendo? Sto sognando? Apro gli occhi quasi col fiato bloccato in gola. Sono sdraiato su un asciugamano in spiaggia e una persona si staglia innanzi a me “Era ora ti svegliassi”.. Una risata. La ho già sentita, viva impressa nella mia mente. Cerco di mettere a fuoco.. È lei, la ragazza del bar! “Dai che tra poco tocca a noi!!” mi dice con voce entusiasta. Ok. Ma che cosa? Mi alzo e la seguo ancora un po’ stordito.

La partita del giorno due

Sono confuso la cognizione del tempo è impossibile quindi mi limito a calcolarlo da quando è successo tutto questo e sono sicuro che siamo al giorno due. Pochi metri più in là c’è un banchetto dove raccolgono le iscrizioni per un torneo di beach volley. Dobbiamo segnare i nostri nomi sotto quello della squadra. La guardo scrivere e finalmente so il suo nome: Melinda Aloy. A fianco scrivo il mio, Harry Mason. Guardo il nome della squadra: w.i.l.d. Ho già sentito questa sigla ma per diavolo non riesco a mettere insieme i ricordi, è come essere resettato tutti i giorni. “Come mai questo nome?” le chiedo senza tanti giri di parole. “Ma scusa, sei te che lo hai voluto a tutti i costi. Non ricordi? Dici che è una sorta di portafortuna, per non dimenticare. Che cosa però non me lo hai ancora detto”. Per fortuna veniamo chiamati, tocca a noi giocare. Da una coppia di grosse casse viene sparata a un bel volume What is love. Sono nervoso, ricordo perfettamente che era un pezzo dell’estate 93 ma non capisco perché non riesco ad avere ricordi lineari, solo dei flash.

La vittoria

Fortunatamente questa carica nervosa la canalizzo tutta nella serie di partite e complice l’estrema bravura di Melinda sbanchiamo il torneo. Vinciamo 50 mila lire e sono sinceramente emozionato nel rivedere quella amata banconota. “Dai pranziamo insieme? Che poi devo andare al bar che alle 14 inizio.. Che ne dici?”. “Certo Melinda, molto volentieri”. Su suo consiglio andiamo a farci un club sandwich al bar di un hotel fronte mare chiamato La Gioia. passiamo un’ora spensierata, a mangiare e ridere di gusto. Pago io il conto, è il minimo, e ricordo di essere in debito di una birra. “Lascia stare, quella birra te la ho offro io. Devo scappare a lavoro.. Mi raccomando fatti vedere!!”. Certo pensai tra me.. Sono a Cava del Sol, 25 anni indietro nel tempo e conosco solo te.. Roba da manicomio, sempre che non sia già pazzo e rinchiuso in non so quale struttura.

Il videogioco

Tutte queste preoccupazioni vengono cacciate giù in fondo all’animo quando dietro una fila di divanetti intravedo un cabinato che mi fa trasalire: una scritta gialla domina la parte alta ove tra quattro personaggi leggo Street Fighter!! Mi avvicino ed è lui, il precursore di un genere!! Due leve e sei pulsanti, il cab è perfetto. Guardo in basso, la feritoia riporta la scritta 200 lire.. Del resto il gioco in questione è datato 1987. Inserisco il soldino in un misto tra emozione e gioia pura, quella sana sensazione di spensieratezza che non ricordavo nemmeno più.

Il gioco è ispirato da un manga ma pochi lo sanno e in questo primo capitolo il protagonista è Ryu. Si comincia in un tempio giapponese affrontando Retsu, un Monaco pelato che liquido veramente in fretta a suon di hadoken. I fondali sono veramente belli, le piante con le foglie autunnali mi distraggono e un paio di attacchi li subisco. Alla fine dei due incontri una voce campionaria mi ricorda che sono forte ma che ci sono molti lottatori più forti di me in tutto il mondo. Neanche il tempo di compiacermi ecco pararsi davanti il classico scorcio di Giappone con specchio d’acqua e il vulcano dalle bianche pendici sullo sfondo. Geki mi da il benvenuto lanciamdomi addosso una pioggia di shuriken e spostandosi di qua e di là.

Mi batte secco, non mi sono praticamente mosso. Ok, è ora di fare sul serio… Gara due mi vede vincere per pochissimo ma i riflessi iniziano a tornare nella terza battaglia dove lo lascio per terra in poco tempo. Non si può dire abbia fatto bene lo special stage successivo dove ci sono le tegole da rompere visto che ne ho spaccate giusto un paio. È ora di volare negli states e incontrare Joe, un kickboxer che ci accoglie tra i binari di un deposito ferroviario. Le sue combo non mi impensieriscono e con una serie di shoriuken lo lascio lì, secco in due round.

Decisamente I due avversari americani sono poca cosa visto che il successivo Mike è imbarazzante. Ricordo un trucco, semplice. Lo colpisco una volta e poi sto in guardia bassa. Il pugile in questione non farà altro che bloccarsi in posizione e cercare di colpire col pugno basso. Questo mi lascia il tempo di ammirare il fondale dei quattro presidenti che considerato l’anno di programmazione era veramente bello. Vinco easy ma anche qui il bonus stage seguente è una comica: non riesco a spaccare nessuna delle tre tavole tenute dagli allievi.
La prossima serie di combattimenti si svolge in Cina dove sulla grande muraglia trovo Lee, un nome a caso per un lottatore di kung fu. Le sue movenze e la velocità mi mettono a dura prova ma in tre round passo alla battaglia successiva. Ambientazione urbana, classico quartiere cinese anni ottanta e contro un incubo, ovvero Gen. Mi ha sempre fatto sudare e stavolta, complice la ruggine che stenta ad andarsene, mi annienta in entrambi i round!! Il suo letale mix di tecniche di Kung fu come la gru, la mantide e la tigre lo rendono imprevedibile.

Prima che si esaurisca il tempo infilo 200 lire nello slot e schiaccio continue, mossa che dovrò fare altre due volte per aver la meglio. Il bonus stage è un incubo, spacco solo un mattone su tre. Si vola in regno unito ora e il primo dei. Due inglesi a pararmisi innanzi è quello scapestrato di Birdie, un punk dalla storia alquanto misteriosa: dovrebbe essere di colore ma qui è bianco. Nulla di importante, va giù subito. Dai sobborghi grafitati stile Manchester si vola in una classica brughiera inglese con tanto di lago e castello sulla verde collina. Qui trovo il buon vecchio Eagle, un maggiordomo campione di escrima ovvero la lotta coi bastoni. Avversario decisamente più ostico del suo socio anglosassone. Non ho mai capito perché abbiano chiamato questi due personaggi come due ottimo punteggi del golf…

Una presenza conosciuta

Mentre mi pongo queste inutili domande con la coda dell’occhio vedo una sagoma di fianco al cabinato. Immobile, serio, impassibile. Praticamente non faccio una mossa al bonus stage, come paralizzato. “Non ti distrarre, stai andando in Thailandia” mi dice una voce profonda, conosciuta.

Che mi venga un colpo ma questo è il bambino che ho incontrato l’altro giorno! Mentre sullo schermo appare un vecchio tempio buddista che introduce il letale Adon vengo colto da agitazione. Adon è un personaggio formidabile, un lottatore thai psicopatico veloce e micidiale, addestrato da Sagat in persona! La prima partita la perdo senza fare un solo danno.. “Attento che da qui non puoi più continuare, se perdi sei out.. Se vuoi fallo fare a me questo incontro”.

Mi scanso velocemente e cerco di riprendere lucidità. Il ragazzino impassibile prende i comandi e lascia Adon a terra con un perfect incredibile. “Rilassati, non puoi affrontare Sagat in queste condizioni”. Sagat. Si perché in tempo zero il fenomeno sconfigge Adon per la seconda volta. Mi lascia di nuovo i comandi ed ecco la pagoda con le scale, il prato verde, l’immenso Sagat. Inizia lo scontro, piovono ginocchiate e tiger shot. È una guerra. Ma sono stranamente rilassato, come tutto fosse rallentato. Paro le sue mosse, contrattacco e via, Sagat è ko!!! Secondo incontro.. Tiger raid, devastante. Tiger blow, ed è pareggio. Ultimo incontro.. Parto deciso, non lascio respiro. Bolla, bolla, calci rotanti..

È lì. La distanza è quella giusta.. Provo.. Parte un devastate upper cut, e poi un altro. Sagat è andato. Ora sul suo torace un tempo pulito c’è una enorme cicatrice!!! “Come ti chiami ragazzino?” chiedo con un sorriso ebete stampato in viso. “Lucius.. Lucius Wagner”.

To be continued…

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Michele Novarina

Mic, tre lettere come negli highscore di una volta. Appassionato di videogames dagli albori degli anni 80.

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